La duchessa di Berry in abito di velluto blu (dettaglio)
+ 15

Immagini di dominio pubblico

Scheda Opera

Maria Carolina Duchessa di Berry, le avventure di una principessa

Profilo

Maria Carolina Ferdinanda Luisa di Borbone, Principessa delle Due Sicilie (1798 – 1870), meglio conosciuta con il titolo di Duchessa di Berry, fu la moglie di Carlo Ferdinando d’Artois, Duca di Berry (assassinato nel 1820), secondogenito del Re Carlo X di Francia, e la madre del Conte di Chambord, pretendente legittimista al trono francese con il nome di “Enrico V”.

Per conto del figlio, tentò senza successo di prendere il potere in Francia nel 1832 come “reggente”. Fu la causa delle ultime rivolte in Vandea e a Chouannes, nel nord-ovest della Francia, nel maggio e giugno 1832.

Imprigionata e poi deportata a Palermo, fu tenuta lontana dalla famiglia reale. Maria Carolina si sposò una seconda volta con Ettore Lucchesi-Palli, con il quale ebbe altri quattro figli.

Famiglia

La Principessa Maria Carolina di Napoli e Sicilia nacque alla Reggia di Caserta, nel Regno di Napoli, il 5 novembre 1798.

Nipote del re Ferdinando I delle Due Sicilie e della regina Maria Carolina d’Austria, era la figlia maggiore del principe ereditario Francesco, duca di Calabria, e dell’arciduchessa Maria Clementina d’Austria, figlia dell’imperatore Leopoldo II e dell’infanta Maria Luisa di Spagna.

Tempi di guerra

Lo stesso anno della nascita della Principessa, il Regno di Napoli e Sicilia aderì alla Seconda Coalizione. L’esercito francese, comandato dal generale Championnet, entrò nel Regno e istituì una Repubblica Partenopea il 21 gennaio 1799. Sconfitta, la famiglia reale si imbarcò su una nave britannica comandata dall’ammiraglio Nelson e si rifugiò a Palermo.

La principessa trascorse la sua infanzia a Palermo e a Napoli, dove la famiglia reale tornò il 31 gennaio 1801. Nel 1801 la principessa perse la madre. Il padre, che non aveva figli maschi, si risposò l’anno successivo con l’Infanta Maria Isabella di Spagna per assicurare la successione al trono.

Sconfitta nuovamente dalle truppe francesi del generale Masséna, la famiglia reale lasciò Napoli per la Sicilia nel 1806, mentre l’imperatore francese affidava il Regno di Napoli al fratello Giuseppe Bonaparte e poi al cognato Gioacchino Murat.

La principessa ricevette un’educazione abbastanza libera, cullata da canzoni popolari in dialetto italiano, e si dedicò in particolare alla pittura.

Mentre la zia Maria Amalia sposò il Duca d’Orléans in esilio nel 1809, l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, cugina di secondo grado della principessa, sposò Napoleone I nel 1810, con grande dispiacere della nonna, la regina Maria Carolina, che morì in Austria nel 1814.

La Restaurazione e il matrimonio

La caduta dell’Impero francese permise a re Ferdinando di riconquistare il trono napoletano, nonostante la resistenza e gli intrighi di Gioacchino Murat, che fu fucilato nel 1815. Anche la Casa di Borbone riconquistò il trono di Francia e l’ex conte di Provenza, fratello di Luigi XVI, divenne re con il nome di Luigi XVIII.

La successione al trono, che i principi francesi avevano riconquistato dopo venticinque anni di esilio, dovette essere presto assicurata. Il re, vedovo, non aveva figli ed era riluttante a risposarsi all’età di 60 anni. Suo fratello ed erede aveva due figli, ma nessuno dei due aveva avuto figli. Il figlio minore ebbe molte amanti e si dice che sposò una giovane inglese in esilio, dalla quale ebbe due figlie. Poiché la giovane donna non era di sangue reale, il matrimonio fu annullato e il principe libero. Fu a questo nipote, Carlo Ferdinando d’Artois, che il re affidò il compito di fornire i successori al trono.

La famiglia reale di Napoli era un ramo più giovane della Casa di Borbone e il re di Francia scelse la maggiore delle nipoti del re, Maria Carolina, che all’epoca aveva 18 anni, era piccola di statura, il viso lungo e il labbro asburgico di sua madre. I suoi bellissimi occhi azzurri erano leggermente strabici ma il suo fascino e la sua allegria la rendevano deliziosa. Era vitale e scintillante.

La principessa Maria Carolina giunse così in Francia nel maggio 1816 per sposare Carlo Ferdinando d’Artois, duca di Berry, secondogenito del futuro Carlo X, fratello del re Luigi XVIII. Il loro matrimonio per procura ebbe luogo a Napoli il 14 aprile 1816. Sbarcò a Marsiglia il 30 maggio 1816, dove fu messa in quarantena per prevenire la peste, poi viaggiò attraverso la Francia.

Ad ogni tappa, Maria Carolina riceveva una lettera da Carlo e ad ogni tappa partiva una lettera per lui. Il tono cambiava di lettera in lettera: non più “Monsignore” né “Madame”, ma a poco a poco, Maria Carolina e poi solo Carolina. Il 12 giugno Carlo le dichiarò: “Desidero vederti, mia Carolina… Il mio cuore batte e credo che batterà molto più forte quando le mie labbra premeranno sulle tue belle guance“.

Il loro primo incontro avvenne al Castello di Fontainebleau il 15 giugno 1816, mentre il matrimonio ebbe luogo due giorni dopo nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi.

Sebbene il marito avesse vent’anni in più di lei e il matrimonio fosse stato combinato, sembra che i due formassero una coppia piuttosto affiatata ma l’incorreggibile Carlo non rinunciò alle sue amanti.

C’era Virginie Oreille, la bella ballerina dell’opera, ma anche Marie-Sophie Delaroche, che gli diede un figlio di nome Ferdinand nel 1817 e Louise Barré, figlia di un impiegato della residenza di caccia del duca, che diede alla luce una bambina che osò chiamare Carolina! Infine, c’era l’amante inglese, Amy Brown, che gli diede due figlie e che lui trasferì a Parigi.

Il Duca e la Duchessa de Berry ebbero quattro figli, di cui solo due sopravvissero oltre i primi giorni di vita:

Luisa Maria Teresa d’Artois, la loro terzogenita, nata a Parigi il 21 settembre 1819, si chiamava Mademoiselle e nel 1830 ebbe il titolo di Contessa di Rosny; il 10 novembre 1845 sposò colui che divenne Duca di Parma il 4 marzo 1849 con il nome di Carlo III e Principe di Lucca, dal quale ebbe quattro figli; dopo l’assassinio del marito nel 1854 e un periodo di reggenza, fu cacciata dal ducato nel 1859 da un’insurrezione e morì a Venezia il 1° febbraio 1864.

Enrico d’Artois (1820-1883), duca di Bordeaux, “conte di Chambord”, nato nel settembre 1820 al Palazzo delle Tuileries di Parigi, morto a Frohsdorf nel 1883. Enrico nacque dopo la morte del padre, il duca di Berry, che fu pugnalato a morte il 13 febbraio 1820 mentre accompagnava la moglie alla sua vettura fuori dall’Accademia Reale di Musica a Parigi.

Carolina era allora incinta del loro quarto figlio, Enrico, che fu soprannominato il “bambino miracoloso“, poiché la sua nascita proseguiva la linea diretta dei Borboni del re Luigi XIV di Francia.

Alla corte francese

Dopo l’assassinio del marito, la duchessa di Berry si trasferì alle Tuileries. Il suo temperamento era del tutto opposto a quello dell’austera Duchessa d’Angoulême, sua cognata e cugina di vent’anni più anziana, che aveva sopportato sofferenze che la giovane Maria Carolina non aveva vissuto, essendo nata dopo il Terrore. Carolina, infatti, non era molto legata all’etichetta, amava intrattenersi ed era attenta alla moda.

Con la nascita del figlio maschio, Carolina ritrova il gusto della vita. Cambia l’arredamento dei suoi appartamenti alle Tuileries e lancia nuove mode: scialli di cashmere, abiti più corti per mettere in mostra i suoi adorabili piedini, cappelli ricoperti di piume di struzzo per compensare le sue piccole dimensioni.

Amante dei viaggi e delle nuove esperienze, a Maria Carolina piaceva allontanarsi spesso dalla capitale. Ebbe un ruolo importante nel lancio della moda inglese dei bagni di mare in Francia, in particolare a Boulogne-sur-Mer e Dieppe, la prima stazione balneare francese, intorno al 1820. Amava questa attività ricreativa nei mesi estivi e la rese popolare presso la corte reale e la borghesia francese. Le piaceva anche uscire in mare e possedeva una barca dedicata a questo scopo, Le Furet, dipinta dal pittore Louis Ambroise Garneray nel 1827 ed esposta nel museo di Dieppe. Occasionalmente colse l’occasione per visitare altre città, come Le Havre nel luglio 1824. Inaugurò anche un tratto del canale della Somme.

Insurrezione del 1832

Nel 1824 morì Luigi XVIII e gli succedette Carlo X, suocero di Carolina. L’ascesa al trono di Carlo X iniziò con un’incoronazione a Reims, simile a quella di Luigi XVI. Questo sfarzo inappropriato non migliorò la popolarità del nuovo sovrano. È infatti un re conservatore: si affida alla Chiesa e autorizza il ritorno dei gesuiti. Ha le sue “vecchie idee” e non le abbandona.

Con la Rivoluzione di luglio del 1830, Carlo X fu rovesciato. Sia Carlo che il figlio maggiore abdicarono ma il cugino Luigi Filippo d’Orléans non proclamò Enrico re. Luigi Filippo permise invece alla Camera dei Deputati di dichiarare lui stesso re. Carolina ed Enrico andarono quindi in esilio con Carlo e la sua famiglia a Bath in Inghilterra e poi al Palazzo di Holyrood in Scozia.

Carolina, però, non accettò l’esclusione del figlio dal trono da parte del “Re dei Francesi” orléanista. Dichiarò invece il figlio re legittimo e se stessa reggente.

Nel 1831, si circondò di legittimisti determinati come Ferdinand de Bertier, Bourmont, Florian de Kergorlay, il duca d’Almazan e il duca di Blacas, che lavorarono con lei per definire un programma politico in vista della restaurazione del ramo maggiore, l’Editto di Riforma del Regno. Secondo Bertier: “Le idee più ampie e liberali, quelle più favorevoli al popolo e allo stesso tempo più consone alla gloria e alla grandezza della Francia, costituivano la base di questo programma“.

Nell’estate del 1831, la duchessa si recò in Italia; in costante corrispondenza con i legittimisti, preparò una doppia insurrezione che avrebbe avuto luogo a Marsiglia e in Vandea. In Italia, soggiornò prima a Genova, dove ricevette l’appoggio del re di Sardegna Carlo Alberto, solo a titolo privato; a Napoli, in casa del fratello, il re Ferdinando II delle Due Sicilie; e a Roma, dove il Papa evitò prudentemente di manifestare pubblicamente il suo sostegno.

Dall’agosto 1831, ricevette ospitalità nel palazzo ducale di Massa e l’appoggio del duca Francesco IV di Modena, l’unico sovrano della regione a rifiutarsi di riconoscere la monarchia di luglio. Nel gennaio 1832, istituì un comitato all’Aia per stabilire un legame con il re Guglielmo I d’Olanda, che si opponeva alla politica belga di Luigi Filippo.

Il 26 aprile 1832 si imbarcò con alcuni dei suoi seguaci su un piroscafo e sbarcò nei pressi di Marsiglia nella notte tra il 28 e il 29 aprile. Invece dell’insurrezione di duemila persone che aveva annunciato, riuscì a mobilitare solo sessanta uomini. Non riuscendo a prendere il controllo del municipio di Marsiglia, decise di partire direttamente per la Vandea. Qui cercò di far rivivere le guerre vandeane e di mobilitare la popolazione alla sua causa. La mobilitazione locale fu piuttosto debole e l’operazione fallì rapidamente.

Dopo sei mesi di fuga, la duchessa trovò rifugio nella casa di Mlles Duguigny a Nantes, situata al n. 3 di rue Haute-du-Château (oggi rue Mathelin-Rodier) di fronte al castello dei duchi di Bretagna, ma fu tradita da Simon Deutz. Dopo essersi nascosta per tutta la notte con i suoi sostenitori in una piccola stanza dietro un camino, quando la sua casa fu circondata dalla gendarmeria, dovette uscire dal camino quando fu acceso un fuoco dai gendarmi di turno. Consegnata al generale Dermoncourt, che le garantì l’incolumità, fu arrestata il 7 novembre 1832.

Trattenuta nella cittadella di Blaye e sottoposta alla più stretta sorveglianza, il 10 maggio 1833 partorì una figlia di nome Anne Marie Rosalie davanti a testimoni nominati dal maresciallo Bugeaud su richiesta di Luigi Filippo.

La principessa dichiarò poi di aver sposato segretamente, nel 1831, Ettore Lucchesi-Palli (1808-1864), ciambellano del re delle Due Sicilie e futuro Duca della Grazia, e che questi era il padre legittimo della bambina ma rimangono dubbi sulla paternità. La piccola Rosalia morì dopo sei mesi e fu sepolta nella tomba Lucchesi-Palli a Napoli. La duchessa ebbe in seguito altre tre figlie e un figlio dal nuovo marito. La sua discendenza diretta comprendeva quindi sei figli – sui dieci partoriti – due dal duca di Berry e quattro da Ettore Lucchesi-Palli.

Maria Carolina, che aveva la nazionalità francese dal matrimonio con il Duca di Berry, la perse risposandosi con un italiano e quindi non era più idonea a ricoprire il ruolo di reggente. Non essendo più un oggetto di timore per il governo francese, venne rilasciata nel giugno 1833.

Il vecchio re fu irremovibile: per lui Madame Lucchesi-Palli non è più tutrice o reggente del duca di Bordeaux e di sua sorella. I bambini vennero affidati alla duchessa di Angoulême. Naturalmente potrà rivederli ma brevemente e in presenza di terzi. Naturalmente potranno scriversi ma lei teme per l’istruzione di suo figlio. Teme che sua cognata lo trasformi in una persona dalla mentalità ristretta e dalle visioni ristrette come quelle di Carlo X. Capisce tutto. Questo è ciò che accadrà. Intanto Chateaubriand riassume così la situazione: “Carolina sceglie di essere la felice contessa Lucchesi-Palli piuttosto che la sfortunata madre di Enrico V“.

Effettivamente Maria Carolina ama suo marito, che chiama “Pacha”. Avranno quattro figli che li riempiranno di felicità e regaleranno loro 28 nipoti!

La duchessa di Berry e le arti

La duchessa si interessava a molti campi artistici e aveva un pittore fisso nella persona di Hortense Haudebourt-Lescot. Come il marito, che presiedeva la Société des Amis de l’Art, la principessa fu una grande mecenate delle arti, incoraggiando molti pittori attraverso i suoi numerosi acquisti ai Salon e promuovendo la produzione artistica e letteraria di un gran numero di musicisti e letterati.

Inoltre, sponsorizzò attivamente molte fabbriche, case commerciali e laboratori artigianali, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico del Paese.

Meno nota è invece la sua estrema generosità – era soprannominata “la buona duchessa” – dimostrata dal sostegno molto attivo che diede per tutta la vita, anche in esilio, a numerose organizzazioni e associazioni, oltre che alle vittime di disastri naturali, ai bisognosi e agli ex servitori della monarchia.

Fu mecenate di molti musicisti, tra cui Rossini e Boieldieu, che le dedicò la sua opera La Dame blanche.

Nel suo castello di Rosny, la Duchessa di Berry mise insieme una delle biblioteche più straordinarie del suo tempo, sia per la rarità delle edizioni che conteneva, sia per l’alta qualità delle rilegature. Questa magnifica collezione di oltre 8.000 volumi fu dispersa nel 1837 in una vendita che durò più di un mese, con il risultato che i libri rilegati con le sue mani apparvero nelle vendite delle principali biblioteche europee.

Appassionata di teatro, ottenne da Luigi XVIII il patrocinio del Théâtre du Gymnase che, dal 1825, assunse il titolo di “Théâtre de Madame“, essendo Madame il nome tradizionalmente attribuito alla prima principessa del regno dopo la Delfina, nome che era riuscita a imporre in quanto madre del futuro erede al trono di Francia.

Durante il suo soggiorno in Italia, la duchessa si interessò in particolare alla fotografia. Fu in contatto con i fotografi che vivevano a Roma e che formavano il circolo del Caffè Greco.

I giardini

Come l’imperatrice Giuseppina, la duchessa era un’appassionata di botanica e ristrutturò completamente il parco del Castello di Rosny secondo lo stile del “landscape gardening inglese”, molto in voga all’epoca.

Lo fece riempire di migliaia di specie di alberi, arbusti e fiori, lo popolò di cervi e daini.

Per ricordare la prozia, la regina Maria Antonietta, fece creare un “fiume inglese” nel parco, con una cascata artificiale nello spirito di quella che la sovrana aveva creato al Petit Trianon di Versailles. Infine, per soddisfare la sua passione per i fiori esotici, creò una vasta serra calda.

La fine

Dopo aver perso la figlia, la duchessa di Parma, e il secondo marito (che l’aveva rovinata finanziariamente) a distanza di due mesi l’uno dall’altro, nel 1864, si trasferì in Austria, dove trascorse gli ultimi anni tra il castello di Brunnsee e Venezia. Lì aveva acquistato il palazzo Vendramin, che il figlio Enrico d’Artois le fece vendere in cambio del suo aiuto finanziario. Morì cieca nel castello di Brunnsee il 16 aprile 1870.

La grande casa deserta di Brunnsee è come una spiaggia con la bassa marea. La vita si è ritirata, come il mare, da queste stanze semi-arredate dove rimangono ancora alcuni relitti, vestigia di una felicità scomparsa. Una donna molto anziana, ispessita e cadente, sta davanti alla finestra e sfoglia tutto il giorno un album di fotografie (dove) quasi cieca, si sforza di riconoscere i tratti dei volti che un tempo conosceva” (Laure Hillerin).

 

Suggerimenti di lettura

condividi
condividi
Torna in cima
×
Accedi
Registrati

Effettua il login


Registrati gratuitamente

Potrai leggere gli articoli del blog senza limitazioni, accedere ai contenuti premium di un gruppo Facebook esclusivo e ricevere newsletter personalizzate